Quando acquisti un monitor, uno dei parametri da tenere d’occhio è senza dubbio la frequenza di refresh o frequenza di aggiornamento. Ma di cosa si tratta?
La frequenza di refresh è un valore che indica quante volte in un secondo il tuo monitor aggiorna l’immagine e si misura in Hertz.
Nei vecchi monitor CRT (a tubo catodico), il valore di default era di 60 Hz. Cioè, l’immagine su schermo veniva ridisegnata 60 volte al secondo. Aumentando la frequenza di refresh oltre i 60 Hz, si diminuiva lo sfarfallio ma aumentava il rischio di rotture.
Al contrario, i nuovi monitor a LED possono garantire frequenze di aggiornamento molto più alte. In questo modo, lo schermo può trasmettere molte più informazioni al secondo, con il risultato di fornire immagini più nitide e decisamente più fluide.
Nel momento in cui scegli un monitor, è facile confondere la frequenza di refresh con il valore degli FPS o frames per second. Tuttavia, si tratta di parametri molto diversi fra loro. Il primo indica l’aggiornamento dell’immagine che lo schermo mostra, il secondo il numero di immagini generate dalla tua scheda video.
Proprio per questa ragione, per una resa ottimale è necessario che frequenza di refresh e numero di FPS abbiano lo stesso valore. Nel caso il valore di FPS superi il refresh rate, potrebbero verificarsi fenomeni di tearing, che accadono quando due frame sono visualizzati contemporaneamente sullo schermo.
Per ovviare a questi eventuali problemi, soprattutto i monitor per i videogiochi hanno frequenze di aggiornamento che arrivano anche a 120 Hz o anche 144 Hz. Un esempio è il gaming monitor ASUS VG248QE, che ha un refresh rate di 144 Hz.
Per sfruttare al massimo la frequenza di aggiornamento di un display, quindi, è necessario scegliere con cura sia la scheda video sia il monitor per il tuo PC.